ZIBALDONE CADORINO
ADOLFO DE BÉRENGER
Adolfo de Bérenger è considerato come il padre fondatore della selvicoltura italiana. È stato Ispettore forestale del Cadore, dal 1849 fino al 1856.
Come lo indica il cognome, de Bérenger, proviene da una antica famiglia aristocratica francese trasferitasi in Baviera durante il periodo della Rivoluzione (1789-1799). Nascerà infatti il 28 febbraio 1815 ad Edenau nei pressi di Monaco di Baviera. Dopo la laurea in filosofia conseguita a Vienna, appassionatosi nel frattempo alle Scienze naturali, entrerà, nel 1834, alla rinomata Accademia forestale di Mariabrünn in Austria ove si diplomerà. Nel 1836 su incarico della Duchessa di Parma, riordinerà l’amministrazione e la gestione dei boschi del demanio del granducato parmense. Rimarrà alle dipendenze del ducato di Parma per circa due anni. Successivamente, nel 1841, in qualità di assistente, integrerà, a Conegliano, l'amministrazione austriaca essendo stato destinato all’Ispettorato generale forestale del Veneto annesso all'epoca all'Impero austro-ungarico (1814-1866). Nel 1844, riordinerà l'amministrazione della foresta del Montello (TV) area boschiva storicamente molto importante avendo fornito per secoli all'Arsenale di Venezia il pregiato legno di rovere (Quercus petraea). Nel 1849 sarà nominato Ispettore forestale ed assegnato al Ripartimento forestale del Cadore dove si sposerà e vi rimarrà fino al 1856. In Cadore studierà il famoso sistema di taglio forestale cadorino, che lo indurrà, molto più tardi, ovvero nel 1871, a pubblicare un opuscolo: 'Nuovo metodo di tassare i boschi e assestarne l’economia'1. Dal 1856 sarà amministratore della foresta del Cansiglio fino al 1858, provvedendo ad introdurre l'abete bianco ed a sperimentare il rimboschimento artificiale nelle radure. Dal 1858-1865, sarà promosso “aggiunto generale” e destinato all’Ispettorato centrale forestale del Veneto, con sede dapprima a Treviso e successivamente a Venezia. Nel 1865 de Bérenger riuscirà, su richiesta, ad essere trasferito da Venezia. Tornerà ad amministrare i boschi del Montello. Nel 1866 sarà promosso Ispettore generale forestale presso il Ministero dell’agricoltura del Regno d'Italia a Firenze, divenuta capitale d'Italia (1865-1871). Nel 1867 a Vallombrosa sarà incaricato d'un corso formativo di Scienza ed Arte forestale. Constatando la totale disorganizzazione del sistema forestale italiano e le varie carenze tecniche degli addetti ai lavori, maturò in lui l'assoluta necessità della creazione di un Istituto forestale. Questo suo progetto si realizzò due anni dopo. Nel 1869 fu infatti inaugurato il Regio Istituto forestale2 con sede a Vallombrosa. Vi sarà direttore e titolare della cattedra di economia forestale e di selvicoltura fino al 1877. Nonostante le allettanti proposte da parte del governo austriaco, il de Bérenger adottò l'Italia come sua nuova Patria. Tuttavia, la sua visione scientifica del territorio tutta volta alla conservazione ed all'incremento del patrimonio boschivo perché improntata su una eccezionale competenza frutto di studio (vastissima è la sua cultura botanica e storico-giuridica) e di anni d'esperienza pratica svolta concretamente sul campo, si scontrerà con le leggi fatte approvare da Sua Eccellenza il ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio Salvatore Maiorana-Calatabiano, che criticò con vigore. Per la manifesta opposizione dimostrata contro la legge forestale del 1877, verrà, il 20 dicembre, anticipatamente collocato a riposo e quindi dispensato dalla sue attività professionali. Lo stesso anno sarà scosso dalla morte del figlio, anche lui allievo forestale. Ritiratosi dalle sue attività, continuerà i suoi studi. Continuerà ad intrattenere dei contatti prestigiosi come ad esempio con George Perkins Marsh considerato come il primo ecologista americano. Sollecitato, collaborarà con vari enti, ad esempio: nel 1880, con il fine di studiare le cause della moria dei pini domestici, lavorerà per il Comune di Ravenna3. Morirà a Roma, dopo aver perso la vista l’8 marzo 1895. Sarà sepolto a Magale, sopra Paterno, non lontano dai suoi amati boschi di Vallombrosa.