STORIA CADORINA

IL CADORE RITROVA IL “SUO” ARCHEOLOGO E LA “SUA” STRADA

Presentato a Calalzo lo studio aggiornato di Alessio De Bon sulla Via Claudia Augusta

di Walter Musizza e Giovanni De Donà

Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di agosto 2010

L’archeologo Eugenio Padovan non ha avuto peli sulla lingua dichiarando papale papale sul sito www.jeniopa.blog.com che siamo “in tempi di cassandre avverse, in cui l’esistenza di una via romana per il Cadore viene negata da docenti universitari che non prendono atto nemmeno delle innumerevoli scoperte effettuate proprio lungo il tragitto studiato dall’eminente rabdomante delle strade antiche”. Le parole, aspre sì, ma giustificate, si riferiscono ad alcune recenti affermazioni di studiosi universitari apparse recentemente sulla stampa, invero molto scettiche sulla possibilità che una strada romana attraversasse il Cadore ed orientate piuttosto a definire il collegamento Lozzo-Auronzo-Passo M.Croce una semplice via di transumanza. E “l’eminente rabdomante” è quel benemerito Alessio De Bon, del quale è stato presentato a Calalzo, sabato 26 giugno, il volume postumo “Le strade di Roma nella Venezia. La Via Claudia Augusta Altinate”, curato dal figlio Sergio e da Renza Fiori. Il testo è stato realizzato con una parte della ricca documentazione raccolta dallo studioso nel corso della sua vita, dedicata all’archeologia ed in particolare al tracciato della famosa via romana. De Bon, nato a Rizzios di Calalzo nel 1898, a soli tre anni andò ad abitare con la famiglia a Legnago, nel Basso Veronese, dove il padre era titolare di un laboratorio d’arrotino. Partecipò giovanissimo alla prima guerra mondiale, durante la quale rimase ferito al piede, e pure all’impresa fiumana di D’Annunzio, dopo la quale sposò Alda Santa Gasparini.

Nel 1926 la svolta decisiva della sua vita: osservando dal ponte del fiume Tartaro a Torretta di Legnago il lento fluire delle acque, fu attratto dalla vista di due mattoni romani appena usciti dalle viscere della terra. Da quel fatidico momento ogni sua energia fu dedicata alla ricerca archeologica, collaborando con il celebre soprintendente Ettore Ghislanzoni ed estendendo il raggio delle sue ricerche nelle Valli Grandi Veronesi e nel Polesine. Divenuto ispettore per l’agricoltura, nel 1929 si trasferì a Verona, dove esplorò alcune stazioni preistoriche, e nel 1931 passò a Bassano del Grappa quale organizzatore sindacale dei contadini. Qui per assolvere i compiti del suo incarico percorse in lungo e in largo le campagne bassanesi, scoprendo importanti siti archeologici, tanto che nel 1933 poté pubblicare il volume “La colonizzazione romana dal Brenta al Piave”, riguardante la centuriazione della pianura antistante il Grappa. Nel 1935 il Reale Istituto Veneto affidava a De Bon, sotto il controllo di una commissione universitaria, le ricerche sul terreno per rintracciare la Via Claudia Augusta. La soluzione era difficile ed Alessio dovette compiere molte “battute di campagna” nel triangolo tra Altino, M. Croce Comelico, Brennero, valli del Piave, Meschio, Brenta, Rienza, Isarco e Adige. Trovò diverse vie di transito di età romana, ma la più importate era quella della Val Piave per M. Croce Comelico, raccordata a nord con la via della Pusteria. Due pietre miliari scoperte a Cesio e a Lueg, confermavano la lunghezza dell’intera arteria, ben 350.000 passi.

Negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale scrisse interessanti opere sull’archeologia di diverse province venete e cominciò a lavorare al progetto di una pubblicazione sulle strade romane della decima regione Venetia et Histria di Augusto. Allo scoppio della II Guerra mondiale il De Bon fu inviato in Istria e dopo l’8 settembre 1943 tornò a Rizzios di Calalzo, dove continuò il suo studio sulle strade romane, scrivendo di archeologia su giornali e riviste. Dopo il 25 luglio 1943 fu imprigionato per il suo passato di fascista, ma non essendo risultato nulla a suo carico, fu lasciato libero, seppur con la salute compromessa. L’anno seguente finì in ospedale, a Belluno e quindi a Feltre, dove il 24 maggio 1957 cessava di vivere.

La nuova pubblicazione presentata a Calalzo conserva il titolo originale voluto da Alessio, ovvero “Le strade di Roma nella Venezia - vol. I - La via Claudia Augusta Altinate”, con sottotitolo “ab Altino usque ad flumen Danuvium”. Il libro, che alla morte dell’archeologo era quasi ultimato, raccoglieva le sue ricerche sulle strade romane del Triveneto e voleva essere un’opera omnia in grado di completare gli studi già noti di Giacomo Filiasi, ricostruendo l’antica rete stradale della X regione. Il lavoro era ambizioso, ma il De Bon l’aveva realizzato con grande rigore, utilizzando le varie documentazioni storiche, archeologiche e geografiche, dagli scavi, agli archivi, fino alla fotografia aerea (della squadriglia “Serenissima”). Il lavoro, di oltre 500 pagine, comprendeva ben 7 province dell’Italia settentrionale, per oltre 1500 comuni, con una ricca cartografia e documentazione fotografica. Tutto era quasi pronto, ma intervennero le vicende belliche e il lavoro finì in un bauletto in Cadore. Nella bella carta a colori allegata al libro ricaviamo il tracciato della Claudia Augusta costruita nel 15 a.C., lunga 350 miglia, tracciata da Druso Maggiore e successivamente ampliata da Claudio. Da Altinum (Venezia) la strada puntava a nord verso Vidor (Covolo ad Cepasias) quindi toccava Quero, Feltre (Feltria, 56 miglia), Belluno (Bellunum,76 miglia), Polpet (Populetum), Faè e Fortogna (Fanum Fortunae), poi il pagus di Castellavazzo, abitato dai Laebactes (90 miglia da Altino), Ospitale Perarolo. Da qui seguiva la Greola raggiungendo Pieve, Lozzo e Gogna. Da Auronzo per Passo S. Antonio arrivava a Padola e quindi al Passo M. Croce (miglia 126 da Altino), discendendo a S. Candido (Littamum) nel Norico, puntando infine verso Vipiteno e il Brennero. Per quanto riguarda il Cadore, De Bon, sulle carte allegate nel libro, oltre alla Claudia Augusta, segnò pure vari percorsi preromani, vari resti di strade e di siti dell’età del ferro, che indagini recenti hanno poi confermato.

I tratti visibili e meglio conservati in Cadore della Claudia Augusta si trovano oggi sulla strada della Greola a Selva delle Piazze presso Valle, a Lozzo presso la chiesa di Loreto, a Tre Ponti, al Passo S. Antonio, a Tabià Zancurto, e sul passo di Montecroce, dove raggiunge la considerevole larghezza di m 6,40, con visibili ai fianchi i canali di scolo. Il libro presenta un ricco corredo fotografico, sia di Alessio, sia di Sergio, che ha arricchito l’opera del padre ripercorrendo a palmo a palmo la strada e facendo eseguire degli esami al radio carbonio di un frammento di legno della panconata di sostegno del fondo stradale di Passo M. Croce, che ha confermato lavori di bonifica in loco su zona paludosa risalenti al tempo di Settimio Severo. La nuova pubblicazione, autentica sinergia tra padre e figlio, è destinata ad interessare l’intero Bellunese, ed in particolare il Cadore, dove i recenti ritrovamenti archeologici in diversi comprensori sembrano avvalorare a distanza di quasi 70 anni quella che fu la geniale acribia investigativa di uno studioso eccezionale.

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