Zibaldone cadorino
Il vecchio cimitero di Lorenzago
L’Archivio digitale cadorino desidererebbe dedicare queste parole di Antonio Ronzon, a coloro, anime grame, che avrebbero voluto o chissà vorrebbero spianare il piccolo cimitero vecchio per farne un parcheggio o qualche altra nefandezza… Ricordiamo che qualunque popolo o popolazione che non custodisca le proprie memorie, ed a maggior ragione i propri avi, vale ben poco ovvero nulla ancor meno della polvere alla quale è destinato...
A poca distanza dal paese, sulla via che discende a Piova, a vista di tutti v’è un recinto rettangolare, chiuso da un muro bianco e basso. È il cimitero, un nudo campo ove dormono indistinti i morti. Se ricchezza di marmi non possono vantare i cimiteri della patria mia, se io non desidero loro per nulla sfoggio di bugiarde iscrizioni, stiavi almeno una povera croce, un fiore che ricordi il luogo ove giace la madre, la sposa, il figlio (ed ora nonno, bisnonno o trisavolo che sia)!
I Tirolesi hanno un culto gentile de’ loro morti, e non vi ha cimitero del Tirolo, per quanto a remoto e sconosciuto villaggio appartenga, ove croci, fiori, semprevivi non adornino le fosse.
Fu pertanto gentile e pietoso pensiero quello dei figli Cadorin di volervi collocare una lapide ai loro amati genitori. Essa è un bello e prezioso monumento lavorato in Venezia da Domenico Galvan. Un rettangolo in pietra biancone di Verona alta metri 1.80, largo 1.20, costituisce il fondo. Sopra di esso è rilevato uno svelto arco gotico a sesto acuto, disegnato da un grazioso cordone, sostenuto da due colonnette lucide a pietra nera del Belgio con elegante capitello gotico. L’estremità superiore è chiusa da una bella cornice, e il tutto poggia sopra una base semplice con mensole diligentemente lavorate. Ne’ due angoli tra l’arco e la cornice sono incastrati in fondo di marmo variegato gli emblemi di casa Cadorin e Mainardi; nel centro dell’arco spicca una testa di leone che sostiene per la bocca, a mezzo d’un semplice cordone, allacciato da un nastro, un quadro pure di pietra nera con cornice dentata, incassato in mezzo alle due colonne, il quale porta scritto questa semplice epigrafe: — Ceneri – dei Conjugi – Giusto Cadorin ed Elisabetta Mainardi – 2 novembre 1853 - 20 febbraio 1873.
Ricordiamo pure che nella piccola cappella del cimitero riposano lo storico Mons. Giovanni De Donà (1819-1890) così come Don Olinto Da Val (1814-1892), Don Agostino Galeazzi (1831-1881) e Mons. Don Sesto Da Pra'(1909-2000).