I Cronisti Cadorini
TADDEO JACOBI
di Antonio Ronzon
Oriundo d’una famiglia che probabilmente trae l’origine da un Jacobo Alessandrino notaio di Pieve e nella quale fiorirono in ogni tempo uomini distinti pel maneggio delle cose patrie, Taddeo Jacobi nacque a Pieve il 14 febbraio 1753 da Giambattista Jacobi e da Valeriana Sampieri. Studiò belle lettere a Conegliano ; studiò Legge all’Università di Padova e vi consegui la laurea. Nel 1786, a 33 anni, fu eletto vicario del Cadore, nel quale ufficio molto giovò alla patria. Assistette al doloroso tramonto della Repubblica di Venezia, tanto amata in Cadore. Alla venuta dei francesi molto si adoperò per mitigare le funeste conseguenze delle ripetute incursioni e per sollevare il paese nelle distrette che i nuovi tempi venivano cagionando. Fu uno dei deputati per la provincia di Belluno al congresso di Bassano, ove si agitarono le sorti dei veneti paesi; nel dicembre 1797 fu ambasciatore a Vienna, alla corte di Francesco II e ne ottenne la conferma degli antichi privilegi. Fece parte per due anni e mezzo dell’illustre consesso del Tribunale d’ Appello sotto il Regno Italico. Ammirato pel suo sapere era stato da Napoleone invitato a Parigi ma egli preferì la quiete dei suoi monti. Eletto all’ufficio di ispettore dei boschi se ne dispensò, dopo qualche tempo per darsi tutto alla ricerca delle patrie memorie intento a preparare i materiali per una Storia del Cadore. I materiali furono da lui con amore e intelligenza raccolti; e moltissimi documenti furono da lui letti e compendiati, ma il Cadore attese invano la sua storia da lui che aveva veramente l’attitudine a scriverla; e sfortunatamente dopo la sua morte andarono dispersi o malamente venduti una gran parte dei documenti. Anche nella solitudine di questi studi patrii non negò mai il suo consiglio e il suo potente appoggio a quei molti che dal Cadore e fuori venivano a lui. Fu per molti anni il decoro del paese e in casa sua ricevevano dignitosa e larga ospitalità le persone più illustri che arrivavano in Cadore. Morì in età d’anni 88 a Pieve dopo dieci giorni di malattia lasciando bella fama della sua dottrina.
Antonio Ronzon, Archivio storico cadorino, Luglio-Agosto 1902