STORIA CADORINA

A DAMOS

IL CROCIFISSO DIPINTO

PIUʼ ANTICO DEL CADORE

di Matteo Da Deppo

Articolo tratto dal mensile Il Cadore pubblicato nel mese di Marzo 2013

Nel bel pianoro solivo noto come Pian delle Forche, in una posizione di eccellenza sulla valle del Piave, si trova una piccola chiesa dedicata ai Santi Andrea e Giovanni Battista, luogo di culto, fin dall’antichità della comunità di Damos.

La devozione popolare in questa località, è testimoniata con certezza fin dal 1348, quando un certo Azeto, abitante di Pozzale, dispone nel suo testamento un dono di una libbra d’olio e di un appezzamento di terra alla chiesa di Sant’Andrea. L’edificio attuale, ben diverso da quello del Trecento, è il risultato di diverse campagne costruttive che si susseguono nei secoli e che hanno permesso alla chiesa di dotarsi di una sacrestia, di un campanile e di un camposanto. La parte più antica dell’edificio sacro si colloca sul muro orientato ad est, dove un elemento architettonico testimonia la sua medievale origine: si tratta di una piccola feritoia rettangolare dall’alto valore simbolico, capace di catturare i raggi del sole nascente e di irradiare la chiesa. Nel concetto cristiano il sole nascente raffigura Cristo che, entrando attraverso la finestra nella chiesa, si sposa con i fedeli presenti alle funzioni religiose della mattina. Proprio in relazione a questa apertura si conserva la più antica Crocifissione dipinta oggi visibile nel territorio cadorino, e con ogni probabilità realizzata nel nei primi decenni del Trecento.

L’affresco, come giustamente afferma Antonio Chiades, “di trascinante forza emotiva”, descrive un corteo di Santi Apostoli capeggiati dalla Vergine Maria, mentre assistono in preghiera alla morte del Cristo in Croce. L’abilità del maestro anonimo di Damos trova la sua massima espressione proprio nella raffigurazione del Messia cristiano per l’accentuata drammaticità dell’uomo sulla croce, sofferente sulla terra, con il sangue che gli sgorga dalle ferite impresse dai chiodi. Il suo volto è una maschera inserita su un corpo esile, trasformato in un continuo innervarsi di linee, che creano un rigido gioco plastico. Il corteo di Apostoli si dispone ai lati accolto dagli angeli svolazzanti in cielo, mentre si apprestano a raccogliere l’eredità del maestro da diffondere nel mondo. A livello stilistico, giustamente gli storici locali hanno attribuito l’affresco ad un maestro legato all’arte friulana, ma non si sono mai spinti in un’analisi più approfondita dell’opera.

A riguardo credo possano essere interessanti alcune considerazioni; la prima è quella di collocare l’affresco di Damos tra altre due immagini dipinte del Trecento nello scenario alto bellunese, vale a dire tra il Crocifisso della chiesa di Santa Caterina di Ponte nelle Alpi (1310 ca.) e quello della chiesa di Sant’Orsola di Vigo (1350 ca.). Sicuramente il primo dato che viene evidenziato da tale confronto è che l’affresco di Damos ha delle forti componenti di primo Trecento, vicine all’opera pontalpina, mentre non raggiunge l’elaborato livello descrittivo di Sant’Orsola. Spingendoci più a fondo nello scenario veneto-friulano delle raffigurazioni legate al Cristo in Croce, si trovano dei pertinenti e interessanti confronti tra l’affresco di Damos e delle immagini realizzate tra il XII e il XIII secolo, una di queste conservata, ma purtroppo fortemente compromessa, in un sacello dell’abbazia di Summaga (VE), mentre l’altra è visibile nella cripta della basilica di Aquileia. È del tutto verosimile dunque che il maestro anonimo operante a Pian della Forche abbia attinto al ricco campionario iconografico aquileiese, caratterizzato da un forte linearismo che dall’accentuato carattere psicologico, preferendo la tradizione del patriarcato alla novità giottesca che si stava diffondendo nei territori dell’Italia del nord e che trova come primo esempio chiaro in Cadore il ciclo della chiesa di Sant’Orsola a Vigo.

In definitiva, a chi scrive sembrava importante, nell’approssimarsi alla Pasqua, soffermarsi a riflettere sullo straordinario esempio di arte medievale rappresentato dalla Crocifissione di Damos e nello stesso tempo cercare di fare luce su una composizione eccezionale che testimonia, una volta in più, la quantità di opere di alto valore storico-artistico che il Cadore conserva.

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