Zibaldone cadorino

Le querce del Cadore

La ricostruzione della dinamica della ricolonizzazione delle querce d'Europa dalla fine dell'ultima Era glaciale avvenuta 18000 anni fa, tenderebbe ad escludere una ricolonizzazione spontanea del genere Quercus in Cadore a causa del rilievo montano. Cionnonostante, nel corso dei secoli, come sempre è avvenuto, l'uomo è intervenuto come agente di dispersione, in un ambiente che si è rivelato, fino agli 800–900 m assai favorevole. Sembra molto strano, oggi, parlare di querce del Cadore, quasi fossero specie esotiche, ma non dovrebbe essere così, non più che parlare d'un tiglio, rappresentato nel più antico stemma del Cadore (il tiglio, tra due torri, legato da catene, è stato sostituito successivamente da un abete)...

Ricordiamo cosa scriveva Antonio Ronzon, in proposito, nell' ormai lontano 1875:

“I nostri avi coltivavano con molta cura le piante, e a avevano per esse una specie di riverenza, passata, quasi a dire, tradizionalmente, dal fatto che in antico si esercitava sotto di esse il diritto di asilo, e si tenevano le riunioni comunali; tanto è vero che nelle vecchie carte si trova ancora l'espressione Sub Quercu. Ora invece si tagliano senza un sospiro le vecchie querce piantate dagli avi, ed anche a Valle, incominciano a scomparire gli annosi noci e peri per essere recisi e gettati al fuoco come non più buoni a nulla a guisa dell'albero del vangelo.”

Qualora qualcuno mettesse in dubbio il Ronzon, vorrei argomentare l'esistenza del genere Quercus in Cadore, con il catalogo sistematico delle piante vascolari de 'La Flora del Cadore', monumentale opera del grande botanico di origine cadorina, il Prof. Renato PAMPANINI:

‣ Quercus Robur L. {= Q. pedunculata Ehrh.). — Cadore : Sorgenti del Piave (Ball, 17, 205). — V. dell'Ansiei: Comune di Auronzo (Rossi: Pampanini, 223, 1659 e 233, 141)

‣ Quercus sessilis Ehrh. ( = Q. sessilifiora Sabisb.). — V. del Piave: Rucorvo (PAMPANINI, 219, 3 e 220, 1391), 490 m.; tra Rivalgo e Ospitale, 600 m.; Ospitale: A. Tartana, 800-1000 m. e V. Tovanella, 500-700 m.; Calalzo, 800-825 m. (cult.). — V. dell'Oten: Rizzios, 775-850 ^- (cult.). — V. del Boite: Borca, 950 m. (cult.). — V. del Piova: Vigo, 750 m.; bosco vicino a Pieve, 840 m. (ANONIMO, 8, 286 [cult.]).

‣ Quercus lanuginosa Lam. V. del Piave: Termine, 500-600 m.

Aggiungerei anche qualche castagno:

‣Castanea sativa Mill. (— C. vulgaris Lam.; = C. vesca Gaertn.) — Cadore: Sorgenti del Piave (Ball, 17, 205). — V. del Piave: Lozzo, 860-900 m. (cult.). – V. dell’nsiei: Bosco vicino a Auronzo, 750 m. (Anonimo, 8, 328).

Ma è tuttavia ovvio, che i suoi informatori in loco, non erano legione...

Fonte bibliografica

Antonio Ronzon, da Pelmo a Peralba, 1873-1874
Renato Pampanini, La Flora del Cadore, Forlì, Tipografia Valbonesi, 1958
Antoine Kremer, Rémy-J. Petit, Alexis Ducousso, Biologie évolutive et diversité génétique des Chênes sessile et pédonculé, Unité de Recherches forestières de l'INRA
‣ Fotografia © Archivio digitale cadorino